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Il canto gregoriano

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== Strutture armoniche e modalità ==
Dal punto di vista armonico, il canto gregoriano si sviluppa in un sistema di scale semplici in diverse posizioni. La tonalità è un sistema sviluppato a partire dal Rinascimento che impone una certa rigidità strutturale: si riconosco certe tonalità grazie ad un computo di quinte giuste, le quali stanno tra di sé in rapporti abbastanza stretti. La tonalità di fonda su modulazioni, le modulazioni su alterazioni. E l’uso di modulazioni e di alterazioni è ciò che alla musica tonale dà il ''sentimento''. Il canto gregoriano, invece, non ha nulla di tutto ciò. Tutto il sistema, assolutamente, diatonico in base al quale si regge l’ossatura armonica di questa forma musicale è il '''modo''', o '''modalità'''. Un modo consiste in una scala naturale, priva di alterazioni (ad eccezione del si bemolle, attestato tuttavia solo in epoca piú tarda e presente solo in determinate e particolari situazioni), le cui note sono le uniche a comparire all’interno della melodia. Questo concetto implica che all’interno di un canto gregoriano non esistano modulazioni, né sensibili o toniche, sebbene vi si riconoscano alcune note distintive del modo in cui la melodia è scritta.
 
Il sistema modale ecclesiastico si compone di otto modi, derivati dalla musica greca arcaica, che iniziano con le note dell’esacordo naturale. I modi pari sono detti plagali e si ottengono trasponendo diatonicamente (senza alterazioni) di una quarta discendente i modi dispari, detti autentici. Ogni modo autentico possiede due note di riferimento, la ''finalis'', la nota con cui il brano termina, e la ''repercussio'', ovvero la nota su cui generalmente ruota la melodia del canto. Quindi si individuano i seguenti modi:
* I (''protus'' autentico), di ''ambitus'' re-re, la ''finalis'' è re, la ''repercussio'' è la;
* II (''protus'' plagale), di ''ambitus'' la-la, la ''finalis'' è re, la ''repercussio'' è fa;
* III (''deuterus'' autentico), di ''ambitus'' mi-mi, la ''finalis'' è mi, la ''repercussio'' è do, talvolta si;
* IV (''deuterus'' plagale), di ''ambitus'' si-si, la ''finalis'' è mi, la ''repercussio'' è la;
* V (''tritus'' autentico), di ''ambitus'' fa-fa, la ''finalis'' è fa, la ''repercussio'' è do;
* VI (''tritus'' plagale), di ''ambitus'' do-do, la ''finalis'' è fa, la ''repercussio'' è la;
* VII (''tetradus'' autentico), di ''ambitus'' sol-sol, la ''finalis'' è sol, la ''repercussio'' è re;
* VIII (''tetradus'' plagale), di ''ambitus'' re-re, la ''finalis'' è sol, la ''repercussio'' è do.
 
Si può usare anche una terminologia greca, derivata da attributi di località in cui un determinato modo era piú in voga o piú diffuso. C’è però da dire che i modi dell’antica Grecia non corrispondevano a quelli mutuati nel canto
gregoriano: di essi furono ripresi solamente i nomi.
 
* I modo, o modo ''dorico'';
* II modo, o modo ''ipodorico'';
* III modo, o modo ''frigio'';
* IV modo, o modo ''ipofrigio'';
* V modo, o modo ''lidio'';
* VI modo, o modo ''ipolidio'';
* VII modo, o modo ''missolidio'';
* VIII modo, o modo ''ipomissolidio''.
 
Nei secoli si è affermato che ad ogni modo corrispondesse uno specifico stato d’animo o sentimento. Ciò ha effettivamente un riscontro nella realtà, visto che l’ascolto di brani in modalità diverse dà all’ascoltatore moderno differenti emozioni. Guido d’Arezzo, il fondatore della notazione diastematica gregoriana, affermò in proposito:
 
''Il primo è grave, il secondo triste,''
''il terzo mistico, il quarto armonioso,''
''il quinto allegro, il sesto devoto,''
''il settimo angelico, l’ottavo perfetto.''
 
Il concetto chiave che si trova nella modalità e dunque in ogni canto gregoriano è che ogni suono esiste in relazione a sé stesso. Non esistono relazioni verticali o armoniche che vincolano un suono rispetto ad un altro, come potrebbe avvenire con la sensibile della tonalità, né la melodia può venir forzata (con il limite evidente di questa definizione) verso un certo andamento perché l’armonia deve seguire un certo corso, come avviene invece nella tonalità canonica.
 
L’unico punto di riferimento per la melodia gregoriana è costituito dall’insieme di ''ambitus'', ''finalis'' e ''repercussio''; anche ciò, tuttavia, è talvolta turbato, soprattutto nei canti piú antichi che possono mostrare influssi delle antiche modalità greche o dell’antico canto romano o gallicano.
 
== Pratica e uso del canto gregoriano ==
== Note ==