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Oculi mei

Versione del 17 ago 2023 alle 15:53 di Stefano Ferri (discussione | contributi)
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Tratto da "Legionari di San Michele Arcangelo"[1]

L'introito per la III Domenica di Quaresima è il canto Oculi mei (conosciuto anche come Oculi mei semper ad Dominum), dal salmo 24(25) vv. 15 e 16, mentre il versetto è tratto dallo stesso salmo, vv. 1 e 2.

Nel cammino quaresimale è coinvolta la persona nella sua totalità. La prima frase melodica si apre in modo deciso (pes quadrato sol-re) e sottolinea lo sguardo fermo con cui gli occhi si rivolgono al Signore: sprigionano uno sfavillio di riconoscenza e di speranza “perché libera dal laccio il mio piede”. Lo sguardo dell’uomo da sempre cerca d’incrociare lo sguardo di D-i-o che per primo si è rivolto alla creatura assetata di misericordia “perché sono solo e infelice”. La melodia si sviluppa quasi in un recitativo di riflessione che indugia con la medesima formula sulla confessione della condizione estremamente precaria: mei, unicus, pauper

Gli occhi di D-i-o e gli occhi dell’uomo a confronto: è il tema su cui il salmista tesse innumerevoli variazioni. Gli occhi di D-i-o “sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo” (10, 4b). Il suo occhio “scruta le nazioni” (65, 7). “L’occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia” (32, 18) ...

Gli occhi dell’uomo “si consumano nel dolore” (6, 8). Egli si sente prigioniero e confessa che “si consumano i miei occhi nel patire” (87, 10), “per il pianto si struggono i miei occhi” (30, 10), “si spegne la luce dei miei occhi” (37, 11).

Occorre educare gli occhi a guardare nel modo giusto per vedere le realtà vere. “Distogli i miei occhi dalle cose vane” (118, 37). “T’indicherò la via da seguire, con gli occhi su di te, ti darò consiglio” (31, 8): è una parola di liberazione di cui si fa esperienza nel ruminare la Parola. “I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi” (18, 9). Anche oggi sale la preghiera “i miei occhi prevengono le veglie della notte per meditare sulle tue promesse” (118, 148); “i miei occhi si consumano dietro la tua promessa” (118, 82), “si consumano nell’attesa della tua salvezza” (118, 123). “I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi” (18, 9). “Signore, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte” (12, 4). “L’occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia (32, 18). “Gli occhi del Signore sui giusti” (33, 16) ...

Aprire gli occhi e tenerli spalancati con uno sguardo attento e umile, non è facile. “Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge” (118, 18). Con il nostro solo sforzo, rischiamo di vanificare la vista, levare gli occhi con superbia (cfr. 130, 1), lanciare silenziosi strali di cattiveria, disprezzo. Signore, abbassa i miei occhi quando sono superbo” (cfr. 17, 28), in certe situazioni è meglio che Tu offuschi i miei occhi, che io non veda (cfr. 68, 24). “Hanno occhi e non vedono” (113, 13 = 134, 16). “Non strizzi l’occhio chi mi odia senza motivo” (34, 19). “Chi ha occhi altezzosi e cuore superbo non lo potrò sopportare” (100, 5).

Ma gli occhi di Dio “sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo” (10, 4b). “A te, Signore mio D-i-o, sono rivolti i miei occhi, in te mi rifugio, proteggi la mia vita” (140, 8). “La tua bontà è davanti ai miei occhi” (25, 4). Gli sguardi che si rincorrono segnano la storia del popolo di D-i-o. “Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e Tu provvedi loro il cibo a suo tempo” (144, 15). La dimensione comunitaria implica la responsabilità di ciascuno: “non concederò sonno ai miei occhi ... finché non trovi una sede per il Signore” (131, 4.5). È la dimora multiforme del tempio celeste, delle chiese edificate dalla mano dell’uomo, del santuario interiore innalzato dalla Spirito in cui risuona il canto del cuore: una vibrazione che risuona nelle melodie della liturgia.[2]

Indice

Testo e traduzioni

Testo latino

Oculi mei semper ad Dominum,
quia ipse evellet de laqueo pedes meos:
repice in me, et miserere mei,
quoniam unicus et pauper sum ego.

Ad te, Domine, levavi animam meam:
Deus meus, in te confido, non erubescam.

Traduzione in lingua italiana

I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
poiché egli libera il mio piede dal laccio:
volgiti a me, e abbi misericordia di me,
poiché sono solo e infelice.

A Te, Signore, elevo l'anima mia:
Dio mio, in Te confido, non sia confuso.

Traduzione liturgica in lingua italiana

I miei occhi sono sempre rivolti al Signore:
egli libera dal laccio il mio piede.
Volgiti a me e abbi pietà,
perché sono povero e solo.

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

 

Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:Oculi-mei-semper-ad-Dominum-introitus.pdf

Video

Versione tratta dal Graduale Romanum (1974), p. 96, canale YouTube GradualeProject.

Codice sorgente GABC

name:Oculi mei;
office-part:Introitus;
mode:7;
book:Graduale Romanum, 1961, p. 123 & Graduale Romanum, 1974, p. 96;
transcriber:Andrew Hinkley - Stefano Ferri;
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Bibliografia

Note

  1. Legionari di San Michele Arcangelo, Facebook.com, https://www.facebook.com/legionariSMA/, visitato il 19/03/2021.
  2. Commento di Bruder Jakob