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Tonus Psalmorum Peregrinus

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Riportiamo in questa pagina il famosissimo Tono gregoriano "Pellegrino" per il canto dei salmi (Tonus Peregrinus). Secondo molti studiosi, ad ogni modo si possono associare dei sentimenti: nonostante le più varie interpretazioni, generalmente si concorda sullo schema proposto da Guido d'Arezzo: "Il primo è grave, il secondo triste, il terzo mistico, il quarto armonioso, il quinto allegro, il sesto devoto, il settimo angelico e l'ottavo perfetto." Il tono peregrinus adotta una doppia corda di recita, prima su la e poi su sol.

Modo Categoria Tipo Estensione Repercussa Finalis
I "Dorico" Protus Autentico RE-RE (con Sib) LA RE
II "Ipodorico" Protus Plagale LA-LA FA RE
III "Frigio" Deuterus Autentico MI-MI DO (SI) MI
IV "Ipofrigio" Deuterus Plagale SI-SI LA MI
V "Lidio" Tritus Autentico FA-FA (con Sib) DO FA
VI "Ipolidio" Tritus Plagale DO-DO LA FA
VII "Misolidio" Tetrardus Autentico SOL-SOL RE SOL
VIII "Ipomisolidio" Tetrardus Plagale RE-RE DO SOL

Indice

Regole della Salmodia[1]

Il tono di un salmo è costituito dalle seguenti parti:

L’Intonazione o Intonatio;
La troviamo, generalmente, sulle prime due sillabe del versetto e utilizza neumi di uno o due suoni. Raramente il tono salmodico inizia direttamente sulla corda di recita. Di solito la struttura formulare dell’intonazione riguarda solo il primo verso, gli altri versi iniziano direttamente con la nota del Tenore salmodico o Corda di Recita. Quando l’intonazione deve ripetersi ad ogni verso, come nel Magnificat, questo viene sempre indicato.
Il Tenore salmodico o Corda di Recita o Dominante;
È la nota sulla quale viene cantillata la maggior parte del versetto sia nel primo che nel secondo emistichio. Di fatto è l’elemento che caratterizza il tono salmodico. L’unica eccezione riguarda il Tonus Peregrinus.
La Flexa;
Quando il primo emistichio risulta molto lungo, viene di solito “spezzato” da un’inflessione melodica denominata Flexa (segnata da una croce †). La sillaba d’accento della parola interessata è posta sullo stesso grado del Tenore salmodico, mentre la sillaba finale è cantata su un grado inferiore che risulta di grado congiunto quando la distanza è di tono intero; quando la corda di recita è sul DO o sul FA si evita l’inflessione semitonale a vantaggio di un’inflessione di terza minore.
La Cadenza Mediana o Mediatio;
Costituisce la conclusione del primo emistichio, è unica per ciascun tono e si applica all’ultima parola del primo emistichio. Con riferimento all’esempio riportato più avanti, la cadenza è detta a un accento ed è costituita da una nota d’accento sulla quale è posta la sillaba tonica dell’ultima parola, e di una nota finale sulla quale è cantata la sillaba finale nel caso di una parola che presenta l’accento tonico sulla penultima sillaba (parossitona). Dopo la nota d’accento e strettamente connessa ad essa, è prevista una nota “bianca”, un punto “vuoto”, denominata epentesi19 intercalare, da utilizzare se la parola finale presenta l’accento tonico sulla terz’ultima sillaba (proparossitona).
Le sillabe di preparazione;
In alcuni toni salmodici le cadenze mediane si distaccano dalla corda di recita prima del raggiungimento del primo, o unico, accento di cadenza. Si tratta di uno o più neumi monosonici sui quali vengono cantate le cosiddette sillabe di preparazione che, in alcune edizioni di canto gregoriano sono scritte in corsivo.
La Cadenza Finale o Terminatio.
A differenza della cadenza mediana, che è unica per ciascun modo, la cadenza finale, detta anche terminatio, può presentare forme diverse nell’ambito dello stesso tono salmodico (differentiæ). Ciò è dovuto per poter concatenare, in maniera agevole e corretta, la nota finale della salmodia con l’inizio (incipit) dell’antifona che è ripetuta dopo il versetto solistico. Nelle edizioni attuali del canto gregoriano la differentia da applicare è suggerita, alla fine dell’antifona, dai neumi posti sull’ acronimo “E-u-o-u-a-e” (Sæ-cu-lo-rum. A-men): la prima o le prime due note poste sopra le lettere dell’acronimo riguardano il tenore salmodico, le altre si riferiscono alle eventuali sillabe di preparazione e alla cadenza (senza considerare alcuna nota di epentesi). Ancora, all’inizio dell’antifona, subito dopo il numero romano o arabo che ne precisa la modalità, si trova una lettera che indica in notazione alfabetica, l’ultima nota della differentia. Fino all’Antiphonale Monasticum del 1934, questa lettera era scritta in carattere maiuscolo se le finali dell’antifona e della differentia coincidevano; nelle edizioni più recenti, invece, viene scritta sempre in minuscolo. Se però, nell’ambito dello stesso tono più differentiæ terminano sullo stesso grado, queste vengono distinte da un numero aggiunto alla lettera.

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

600px

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Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:xxx.pdf

Codice sorgente GABC


Bibliografia

Note