Differenze tra le versioni di "Improperia (Popule meus)"
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Versione delle 16:56, 22 ago 2023
Tratto da Cooperatores-Veritatis.org[1]
Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi!. Molti conoscono questa prima frase di un testo antico che la Chiesa canta il Venerdì Santo, ma pochi ne conoscono la provenienza. Questa sequenza, litanica possiamo dire, si chiama “Improperia, Improperies” ossia “Lamento di Dio“, ed è plurale Improperium = rimprovero, cioè il rimprovero amorevole e misericordioso di Gesù non contro le persone che lo hanno messo a morte, ma contro la perspicace e superba resistenza a voler continuare a non rispondere a quelle domande scomode che Dio pone a chi ha deciso di metterlo a morte, di consegnarlo alla croce e così nel tempo, anche noi quando, restando reprobi nel peccare, torniamo a crocifiggere nuovamente Gesù.
Questo canto ha la forma di un canto mesto e meditato, di domande (responsoriale cantato) alle quali si risponde chinando la testa e riconoscendo la grandezza di Dio, davanti a tutta la nostra condizione miserevole e bisognosa di Lui, il nostro Salvatore.
La figura di Gesù lamenta il fatto che il suo popolo (“popule meus“) è stato ingrato ed ingiusto con il suo Dio, mentre Egli lo ha condotto fuori dall’Egitto liberandolo dalla schiavitù e l’ha nutrito con manna durante l’attraversamento nel deserto. Il coro allora, risponde con una lode a Dio, il Tre volte Santo.
Il canto è probabilmente di origine bizantina. Viene cantata dal coro, mentre i fedeli adorano la Croce. Dopo gli Improperia viene l'inno Crux fidelis.
Inizialmente, gli Improperia erano unanimi con il Canto gregoriano, ma in seguito furono composte in polifonia, incluso il grande Palestrina (1525-1594).
Tuttavia è bene ricordare che, la parte iniziale, la riscontriamo nel Profeta Michea al cap. 6 “Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dall’Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?” (vv.3-4 e ss)
Il rito, testimoniato a Gerusalemme già nel III sec. (descritto da Eteria) fu accolto anche in Occidente verso il VI secolo.
E dunque, si struttura in due sezioni, che possono essere lette e meditate:
- La prima parte prevede tre improperia (destinate ai solisti del coro)
- La seconda parte ribadisce gli stessi concetti sopra espressi ma suddivisi in nove improperia (cantati su modello salmodico) intercalati dal coro che ripete ogni volta i primi versi con cui aveva esordito nella prima parte: “Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi!“
Indice
Testo e traduzioni
Textus |
Testo |
Text |
Spartiti musicali
Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:
Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:xxx.pdf
Video
Versione tratta dal Graduale Romanum/Triplex (1974-1979) pag. 176, tratta dal canale YouTube "GradualeProject".
Codice sorgente GABC
Bibliografia
- Cooperatores-Veritatis.org, https://cooperatores-veritatis.org/2023/04/02/popule-meus-quid-feci-tibi-improperia-i-lamenti-di-dio-che-si-cantano-nel-venerdi-santo-e-crux-fidelis/
- GregoBase project, https://gregobase.selapa.net/
- Graduale Romanum, Libreria Editrice Vaticana 1974, pagina 176.